La Spiritualità e le Religioni

Propongo di seguito un interessante articolo sulle Religioni e la Spiritualità, pubblicato sulla rivista indipendente “Nuova Energia” e scritto da Antonella Randazzo.

L’ho trovato molto interessante a tal punto che ho chiesto all’autrice (ed ottenuto, quindi: Grazie) l’autorizzazione a pubblicarlo qui.
Buona Lettura

La Religione è la gabbia della Spiritualità, come lo Stato è la gabbia della Società
– Il Dodo

Lo Spirito del Natale
Tratto da “Nuova Energia” Nr 37 – 20 Dicembre 2010.

Sin da piccoli, siamo stati indotti ad associare la parola “spiritualità” a “religione”, credendo che la religione tradizionale cattolica era quella che poteva guidare tutti verso la “crescita spirituale”.
Il termine “spirituale” viene così definito dal dizionario Garzanti: “che si riferisce allo spirito (spesso in contrapposizione a materiale, carnale)… che concerne la vita religiosa soprattutto nei suoi aspetti di devozione e interiorità”.
Risentendo della rigida dicotomia platonica fra “anima” e “corpo”, si considera il concetto di “spiritualità” come avulso dalla realtà, ovvero come qualcosa di mistico collegato ad una chiesa.

Ma è davvero così? Davvero la religione è “spiritualità”? E davvero l’essere spirituali richiede necessariamente il praticare una religione?
In senso ampio, il concetto di “spirito umano” (o animo umano) potrebbe essere collegato a tutto ciò che non è “materiale”, nel senso che non è legato alla sopravvivenza, ma ha un valore sociale e morale concreto.
Se consideriamo il termine “spirituale” nell’accezione di “Elevazione morale”, ovvero come possibilità data agli esseri umani di elevare il loro livello morale attraverso la pratica di comportamenti che possono incrementare l’amore e il bene reciproco, comprendiamo che la “spiritualità” non deve essere per forza collegata alla credenza in un Dio con caratteristiche antropomorfe, come il cattolicesimo e altre religioni
insegnano.

Per “spirito umano” possiamo intendere ciò che esula dai comportamenti orientati alla mera sopravvivenza. Ad esempio, se un uomo si getta a mare per salvare un altro uomo, rischiando la sua vita, si può dire che egli stia seguendo non il proprio istinto di sopravvivenza, ma lo “spirito umano” di soccorso e aiuto al prossimo. Allo stesso modo, esistono nel nostro Paese migliaia di persone che fanno volontariato aiutando anziani, malati o disabili. Lo fanno per spirito caritatevole. Dunque, nell’uomo c’è qualcosache va oltre l’istinto di sopravvivenza e il quotidiano, c’è, appunto, una “spiritualità” che gli consente di vivere esperienze che non sono dettate da bisogni materiali; oppure di provare sentimenti, come quello di amicizia, che sono vissuti senza secondi fini , ma per puro “spirito umano”.
Si può dunque essere persone “spirituali” senza seguire profeti o guru, senza avere libri particolari, e senza andare in edifici appositi. Tuttavia, da molti secoli, la spiritualità è stata cooptata all’interno delle istituzioni religiose, che pongono come necessari un libro considerato sacro, personaggi di tipo “messianico” o profetico, e luoghi di culto.
In questi contesti, i concetti di “bene” e “male” sono stati intesi come realtà di sofferenza e distruzione (male) e realtà di gioia e costruttività (bene). Ma tutto quello che le chiese insegnano non per forza deve essere considerato qualcosa di “spirituale”, in quanto credere in un Dio antropomorfo, che si erge ad autorità che punisce o premia, equivale ad
alimentare paura e senso di impotenza.
La rappresentazione di un Dio vendicativo che vuol tenere in pugno l’umanità, deriva dalla superstizione, dalla paura e da un pensiero “primitivo” di divinità. Non ha nulla di “spirituale”.
Se da un lato credere in Dio può essere rassicurante perché può dare un senso alla vita e instilla la speranza che la morte possa essere vinta, dall’altro lato potrebbe diventare un macigno che ostacola il percorso di crescita, quando il Dio in cui si crede è stato creato ad oc da religioni che non hanno affatto l’intento di alimentare la crescita interiore. E’ questo che intendono gli autori che parlano di “falsi dei” o idoli suffragati da false
informazioni storiche. Riporre fede in un idolo produce superstizione, paura e sottomissione.

L’aver creduto che potesse esistere una verità assoluta all’interno di una sola religione ha creato molta sofferenza e scatenato guerre. Qualcuno ha detto che la verità è come un diamante con mille sfaccettature, essa è dunque complessa e multifacce, e non può essere trovata tutta in una sola ideologia o sistema religioso. Credere che la propria religione racchiuda tutta la verità ha portato ad escludere che un’altra ideologia o religione
potesse avere un valore euristico altrettanto importante. Da ciò l’umanità ha sperimentato il contrasto, l’opposizione, il pregiudizio, l’intolleranza e la guerra. Credere in un’unica verità porta a credere che l’altro sia peggiore di noi, o che, addirittura, la sua “verità” possa essere pericolosa o da temere. Molte persone sono state indotte a credere che la propria fede fosse superiore a tutte le altre.
La presunta “verità assoluta” delle religioni è stata utilizzata per giustificare ogni crimine contro l’”infedele”, dimenticando che i valori cristiani erano tutt’altro. Il risultato è stato il produrre intolleranza e conflitto. Eppure, se la verità cristiana è quella dell’amore universale, non ha senso alcun sistema di potere opprimente e nemmeno l’intolleranza e il conflitto. Il rispetto e la tolleranza non sono possibili quando la persona
crede di possedere l’unica verità assoluta possibile, credendo che le altre religioni non possano avere eguale importanza e dignità.
I valori spirituali vengono predicati a parole e negate coi fatti. Si nega la loro potenza, negando la libera azione degli individui. Dunque, la religione utilizza il potere spirituale che i popoli delegano, per creare una realtà funzionale al suo stesso potere e non al progresso dei popoli. Ad esempio, l’immagine del Dio antropomorfo che premia o punisce, “antropomorfizza” anche le leggi spirituali, dando l’idea che un simile Dio
sia l’unico possibile, e chi non lo adora è inferiore a chi lo adora. In questo modo si stabiliscono separazioni, privilegi, contrasti e discriminazioni.
Non è certo un caso che le religioni hanno una lunga tradizione di guerre alle spalle, e che ad oggi sono proprio le banche cattoliche a ricavare molti vantaggi e profitti dalle guerre.
Questo spiega anche il fatto che negli ambienti di mafia la religione è molto praticata. Nelle zone di guerra sono sempre presenti prelati che celebrano le loro funzioni, anche nei casi in cui si sta consumando un grave sopruso e crimine contro la popolazione colpita, come ad esempio in Iraq e in Afghanistan. Dunque, la religione può essere molto presente laddove la spiritualità è assai scarsa, poiché si sta facendo guerra per
interesse o per impedire l’autodeterminazione.
Ad oggi, esistono moltissimi individui che credono di essere tolleranti e liberali, ma sono convinti che le loro credenze o ideologie debbano essere imposte a tutti. Eppure, non ha senso voler imporre agli altri la propria verità.

Questo non vuol dire che ogni individuo non possa giungere ad una verità, ma se egli la sente dentro di sé perché è dovuta alla sua personale esperienza, è capace di sentire gioia, soddisfazione, e non ha l’impulso a doverla imporre agli altri, anche se può condividerla. Una verità raggiunta spontaneamente dallo spirito umano, esprime se stessa in modo “naturale” e non richiede riconoscimenti per esistere. Essa esprime l’essere e non il
potere.
Lo “spirito umano” richiede l’imparare a capire che tutte le verità sono degne di valore, e non bisogna imporre agli altri la propria verità come fosse la sola.
Da molti fatti storici sappiamo che la cultura occidentale è orientata ad imporsi a tutti gli altri popoli. Quando gli occidentali andarono nel continente americano, iniziarono ad imporre la conversione al cristianesimo, anche perseguitando, opprimendo e uccidendo. Al contempo, dicevano che i selvaggi erano i nativi. Dopo l’invasione dell’Iraq (marzo 2003), giunsero dagli Usa gruppi di religiosi, nell’intento di convertire gli iracheni. Diversi iracheni furono convinti a convertirsi, spesso dietro promesse di denaro per studiare negli Usa o della possibilità di ricevere una buona posizione lavorativa.
Le contraddizioni all’interno delle religioni più importanti non sono poche: ad esempio, come può un Dio che è amore comandare la guerra? O mettere i suoi figli all’interno di un rigido sistema di premi/punizioni? Se l’uomo è stato creato “ad immagine e somiglianza di Dio”, ed è anch’esso un “figlio di Dio”, perché avrebbe bisogno di ubbidire ad un’autorità esterna negando ciò che sente? Si può asserire che la realtà interiore è quella che più conta e al contempo imporre una realtà precostituita a tutti?
Una religione che predica sottomissione, che nega nei fatti l’amore universale e mette al di sopra di tutto il potere esteriore e la ricchezza materiale, ha poco a che fare con Cristo e con la spiritualità.
Il messaggio di Gesù consisteva in sostanza nella possibilità di ritrovare la libertà attraverso la crescita spirituale, che avrebbe portato verso l’amore universale. Questo messaggio è stato male interpretato o modificato, in modo tale da avvantaggiare il sistema di potere, creando assoggettamento piuttosto che libertà. Il messaggio di fratellanza universale è stato cambiato nella tendenza a giudicare, condannare, perseguitare o evangelizzare.

Da secoli, moltissimi esseri umani hanno fatto proprie le illusioni, i dogmi e il “pensiero magico” suffragato dalle religioni. Nelle chiese si inculca l’idea che sarà Dio, o un “salvatore” a risolvere i problemi umani, o che basta pregare o avere pensieri buoni per produrre effetti sulla realtà. Si è cercato di nascondere il fatto che tutti gli individui hanno potere nel produrre la loro realtà, però non bastano i buoni pensiero e le preghiere, ma occorre necessariamente un impegno personale di crescita emotiva e
“spirituale”.

Ovviamente, è più facile credere in un Dio che “vede e provvede”, piuttosto che assumersi la responsabilità di se stessi e impegnarsi quotidianamente nella strada del progresso personale, che vede il necessario lavoro per far progredire la propria vita emozionale. Eppure Cristo diceva: “la verità è dentro di te”. E’ ovvio che l’evoluzione interiore non può che essere un percorso personale, in cui si utilizza la propria esperienza e la propria sensibilità, e nessuno può sostituirsi a noi.
Nelle religioni tradizionali i dogmi e i tabù hanno prevalso sulle dottrine che dovevano servire a “liberare” producendo crescita spirituale. I capi di queste religioni, essendo autorità dotate di potere, non avevano interesse a produrre un reale progresso interiore, dato che esso, se è reale, permette di uscire dalla prigionia.

Le religioni sono dunque diventate trappole, in cui si insegnano verità infarcite di falsità. Il dolore, che può essere una guida verso la crescita, è diventato masochismo, la sessualità sana è diventata peccato, e la libertà degli individui è diventata obbedienza acritica verso le autorità, viste come “superiori” agli altri esseri umani. Le religioni seguite da miliardi di persone hanno detto molte menzogne, per continuare ad assoggettare i popoli. Da luoghi “sacri”, sono diventate luoghi di controllo dellecoscienze. L’effetto più nefasto prodotto dalle religioni autoritarie è stato quello di creare società in cui gli individui dipendono dall’esterno, e non sono più  abituati ad utilizzare le proprie risorse. Questi individui costruiscono la propria vita su ciò che è stato loro insegnato da altri, e non sono abituati a ricercare da soli nuove strade, diverse dalle concezioni di “verità” o di “realtà” che hanno appreso da “esperti”, o da chi si è posto come autorità o
guida.

Se da un lato può essere comodo attenersi a cose già elaborate da altri, dall’altro lato questo impedisce il vero senso della vita, che è quello di esprimere le proprie potenzialità, i propri talenti, o il proprio pensiero, e su ciò creare la propria esistenza. Obbedendo ad autorità esterne, che creano per noi la “realtà”, si rimane perennemente immaturi emotivamente e “spiritualmente”. Una società costituita da persone immature è una società che si basa sull’apparenza, sulle cose materiali ed esteriori, che è incline a farsi manipolare mentalmente, e segue falsi idoli.
Un altro effetto negativo prodotto dalle religioni è quello di affievolire la gioia di vivere, facendo credere che occorra mettere al primo posto un sistema di abnegazione e sacrificio, dimenticando che la vita è anche gioia e piacere. La repressione del piacere di vivere ha generato frustrazione e tendenza a cercare “piaceri” sbagliati, nella perversione, nella droga o nell’alcol.

Le religioni inducono a credere in un Dio umanizzato, che prova sentimenti umani come la sete di vendetta e la punizione. Un Dio con queste caratteristiche è possibile quando il bene e il male vengono visti come inconciliabili e come opposti. Questo Dio viene contrapposto al diavolo, e descritto come colui che impone leggi che se infrante
porteranno a terribili punizioni. Le religioni hanno da sempre cercato di evocare paura, per assoggettare gli individui. Le regole poste dalle religioni sono dovute al mondo umano, tuttavia viene assolutizzata la verità predicata, a tal punto da volerla imporre a tutti. Dunque, le religioni fondano la loro ideologia sul concetto di peccato e di senso di colpa, volendo umiliare l’uomo descrivendolo come insignificante di fronte a Dio. Ma questo Dio ha le stesse caratteristiche umane, e vuole punire chi sbaglia.
Se quasi tutti gli esseri umani credono in Dio, e Dio è amore, pace e altruismo, il mondo dovrebbe essere come un paradiso. Se ciò non è significa che gli esseri umani (o la maggior parte di essi), anche se credono in Dio, non conoscono o non abbracciano il percorso che li potrebbe condurre verso l’evoluzione spirituale (intesa nell’accezione suddetta: crescita morale, o capacità di agire con amore).

Di certo Gesù non ha mai fondato una religione dogmatica e autoritaria, perché questo era contrario ai suoi insegnamenti. Infatti, egli insegnava a credere in se stessi e nel proprio potere interiore. Alcuni suoi insegnamenti erano: “Voi siete il tempio di Dio. Il Padre e il Regno dei Cieli è dentro di voi… Il Padre ed Io siamo UNO, ed anche voi lo siete, poiché Io sono voi e voi siete Me… Cercate prima il Regno dei Cieli dentro di voi e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù… Voi potete fare cose ancora più grandi di quelle che ho fatto Io… Non chiamate nessuno ‘Maestro’”.Questo è il contrario del predicare le cose dette dalle religioni: sottomissione ad un’autorità e obbedienza a regole esterne decise da qualcuno che vuole essere considerato superiore rispetto agli altri.
Per secoli e secoli la Chiesa Cattolica ha messo l’accento sul concetto di “peccato” facendo credere che tutti gli esseri umani sarebbero nel peccato, e dunque in una condizione di indegnità e di necessità di sottomettersi ad un’autorità che li avrebbe guidati verso il bene.

Credendosi indegni e colpevoli, gli esseri umani hanno perduto la capacità di amare loro stessi, diventando inclini a scelte talvolta masochiste o che non portano alla gioia. Abbassando l’autostima non ci si sente in grado di scegliere da soli quello che si vuole e di rifiutare quello che non si vuole, sulla base della propria coscienza. Ci si sente costretti a seguire l’autorità esterna, perdendo il senso di una propria autonomia e spiritualità interiore.

Molte persone hanno perduto l’equilibrio emotivo che induce a dare il giusto valore a se stessi: o diventano molto egocentrici e cercano di diventare popolari o di apparire per “essere”, oppure diventano inclini a dare, a sacrificarsi o ad abnegarsi in nome di qualche religione o credo pseudo-spirituale.In entrambi i casi, non ci saranno effetti “spirituali” significativi, ovvero il progresso spirituale sarà contrastato nel primo caso dall’eccessivo potere dell’ego, nel secondo caso dalla mancanza di amore verso se stessi.
Si può dire che oggi non esiste alcuna vera religione, che davvero sia d’aiuto all’uomo nel suo progresso spirituale. Infatti, tutte hanno una serie di dogmi non verificabili, una gerarchia che impone obbedienza e una serie di controlli/punizioni per chi non si sottomette.

Anche all’interno della cosiddetta “new age” ci sono molti ciarlatani interessati più al guadagno che al progresso spirituale. Nella migliore delle ipotesi, ogni “scuola” impone regole e personaggi che si ergono a “Maestri”. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone convinte di avere qualità spirituali che non hanno, e che attirano anche parecchi
seguaci, ma ciò è dovuto, più che ai loro meriti, al bisogno molto diffuso di avere qualcuno a cui affidarsi. Purtroppo, in un sistema che semina paura e insicurezza, molti cercano un’ancora o una zattera.
In realtà, la strada del progresso spirituale non necessita di stabilire alcuna dipendenza da un sacerdote, guru o Maestro. Seguire ciecamente un guru o un leader spirituale, significa non credere in se stessi, e la base della crescita è l’autostima. Occorre necessariamente non cedere il proprio potere ad altri. Al contrario, ogni persona dovrebbe seguire quello che c’è dentro se stessa, e discernere, esaminare ed accettare solo quello che la sua anima sente essere giusto. Soltanto questo garantisce crescita e autonomia, e si può dire che le religioni hanno lo scopo di impedirlo.
Specie negli ultimi decenni, molti esseri umani stanno risvegliando la propria coscienza critica, e comprendono che molte ideologie religiose spacciate per verità sono false. Oggi quasi tutta la popolazione mondiale vuole la pace, e ci sono state grandi manifestazioni in tutto il mondo, che testimoniano come l’umanità non desidera essere oppressa dai signori della guerra e desidera la pace.

L’Umanità appare sempre più restia a sottomettersi acriticamente al potere di una religione o di uno Stato. Molti comprendono che Stato e Chiesa sono essenzialmente organizzazioni di potere, che hanno la funzione di soggiogare gli uomini, al fine di usurpare il potere. Per secoli hanno potuto farlo, stimolando la deresponsabilizzazione, il senso di impotenza e la paura, ma il sistema basato su questi assunti si sta a poco a poco
sgretolando.
Molti hanno compreso che la religione può soffocare la spiritualità, negandone i suoi presupposti: libertà, amore e pace con se stessi e con gli altri. Specie negli ultimi anni, non sono poche le persone che hanno creato nella loro vita un “nuovo paradigma” spirituale, vivendo principi morali molto elevati senza sentirsi obbligati a seguire una precisa religione o culti tipo “new age”.
Molti hanno capito che gli apparati religiosi autoritario-dogmatici possono limitare le potenzialità degli individui a tal punto da negare quella crescita interiore che a parole dicono di promuovere. Quando si crede che per avere la “salvezza” bisogna obbedire ad autorità esterne, anche negando la propria volontà e sensibilità, si impara a non avere fiducia in se stessi, a disprezzarsi nel nome di un essere umano che si spaccia per “Vicario di Cristo”. Questa autorità, che si erge all’interno di una struttura millenaria, si è rafforzata proprio sulla delega del proprio potere da parte degli individui, e ha protetto questo potere con guerre, saccheggi e altri crimini.
Credere nel Dio proposto da un’istituzione del genere, significa allontanarsi da ciò che potrebbe essere il vero e proprio percorso personale di crescita. Il Dio proposto dalle religioni autoritarie è esattamente come queste autorità vorrebbero essere: un Dio pronto a premiare o a punire, come se gli esseri umani fossero destinati a rimanere eterni bambini bisognosi di essere guidati e, all’occorrenza, puniti.

La religione si basa dunque su una figura intesa come divina che sfrutta ilsenso di colpa, la superstizione, la propensione all’illusione o al “pensiero magico”, l’insicurezza nelle proprie capacità e molti altri possibili difetti degli individui. Lungi dal desiderare emancipazione spirituale e crescita morale, con i sensi di colpa induce ad accettare un sistema limitante, autoritario e con scarso rispetto per la sensibilità individuale.
Per uscire da queste strutture limitanti non basta sviluppare scetticismo vero le autorità o verso credenze religiose, occorre per forza superare la fase dei sensi di colpa e della dipendenza. Paradossalmente, si può essere atei e continuare ad essere soggetti a strutture religiose limitanti, che hanno stabilito dentro i meandri della coscienza limitazioni non più evidenti o di cui l’individuo non ha acquisito coscienza, continuando ad esserne soggetto.

Superare i sensi di colpa e la dipendenza da autorità esterne significa raggiungere il livello della responsabilità personale e del potere di migliorare la propria esistenza e la propria azione sulla realtà, rendendola più amorevole, e dunque più “spirituale”.

Non conta affatto l’osservanza di precetti imposti da una qualche religione, anzi, talvolta proprio le persone più assidue e devote ad una religione autoritaria sono quelle che dimostrano comportamenti bigotti, meschini, o addirittura egoisti e avidi. Per praticare una religione occorre in fin dei conti soltanto l’essere disposti a sottomettersi ad una gerarchia ecclesiastica, e far proprie regole e dogmi rigidi, che spesso negano lo spirito d’amore da cui sarebbero nate. Ad esempio, è noto che la Chiesa Cattolica pretende di imporre a tutti (credenti e non credenti) le sue regole riguardo al matrimonio, alla contraccezione, alla sessualità, all’aborto e all’eutanasia. Con un comportamento così autoritario, viene a mancare il rispetto per la libertà dell’individuo, per la sua sensibilità, per i suoi vissuti emotivi e per le sue scelte sessuali. La tradizione religiosa non si basa
dunque sul rispetto e sulla libertà, ma su sistemi autoritari falsamente infarcirti di valori spirituali.

Per essere persone spirituali e curare la propria crescita morale non occorre credere nel Dio delle religioni, si possono praticare alti valori spirituali senza praticare alcuna religione.

Oggi ci troviamo al punto in cui sempre più persone si accorgono che è un vecchio paradigma quello del Dio pronto a punire e a colpevolizzare, un paradigma che occorre superare se si desidera che l’umanità possa avere un futuro. Il vecchio paradigma ha permesso ad un gruppo di persone squilibrate di assumere potere, quello stesso potere che per paura le persone delegavano all’autorità.

Oggi l’umanità deve uscire dalla vecchia schiavitù e assumersi personalmente e collettivamente la responsabilità di se stessa. Il vecchio giochetto della paura e del senso di impotenza indotto dalla figura divinizzata dell’autorità è stato uno stratagemma distruttivo che ha prodotto masse sottomesse ma nevrotizzate, rese impotenti e infelici. Si invocava la salvezza ultraterrena per rendere più sopportabile la schiavitù terrena. Ma questo giochetto oggi è giunto all’epilogo, e il sistema che ne derivava è ormai obsoleto e ridotto in fin di vita. E’ il momento della responsabilità e del trovare da noi stessi le soluzioni ai problemi. E’ possibile acquisire consapevolezza e capacità di decidere come deve essere la propria esistenza. Scegliere di non farlo, o non crederlo possibile ha
avuto costi troppo alti per tutto il genere umano.

Qualsiasi persona, credente oppure no, potrebbe far proprio lo “spirito del Natale”, e dedicarlo a se stessa, alla liberazione dall’oppressione secolare a cui gli esseri umani sono stati soggetti. Il messaggio legato alla nascita di Cristo è “la verità vi farà liberi”. Verità sul mondo, e su se stessi.

Antonella Randazzo

Pubblicazione a cura dell’Associazione di Promozione
Sociale e Culturale no-profit Espavo, Milano.
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